Sliding doors, una storia ruandese

Mi piace pensare ci siano dei pattern nell’avvenire delle cose. Guardando indietro mi piace cercare delle combinazioni, degli intrecci di elementi minimi e apparentemente lontani gli uni dagli altri. Elementi che si sono poi incrociati nel tempo in forme e modi imprevisti, che si sono combinati a creare qualcosa di nuovo, capace di dar luogo e forma a nuove esperienze e possibilità.

Mi piace pensare che questo viaggio in Ruanda, così come il precedente in Tanzania, sia uno di quei pattern o sliding doors se così li vogliamo chiamare, di cui parlavo prima.

Combinazioni più o meno fortuite a creare quel gruppo che ha appena concluso il viaggio, quegli amici che dovranno ora iniziare il lavoro reale sul progetto.
Zurigo, amicizie nate in rete e consolidate nella conoscenza reale, passione della fotografia dispiegata in varie maniere in due nazioni e da persone diverse.
L’incontro imprevisto con Compassion Italia e Svizzera, il progetto TanzanEyes: molti bambini che ora hanno ottenuto supporto, sono stati adottati a distanza in conseguenza di quelle foto e quel viaggio.

Mi piace pensare che anche questo lavoro sul Ruanda darà i risultati per il quale è nato e che tutti vorremmo

Vorrei ringraziare il team di Compassion Italia e Compassion Ruanda per averci dato la possibilità di realizzare tutto questo, in completa libertà e con il loro essenziale aiuto.

Ma un ringraziamento veramente speciale va a quelle famiglie e quei bambni che ci hanno permesso di entrare nelle loro case e nelle loro scuole, ed hanno speso del tempo con noi, condividendo il piacere della reciproca conoscenza.

Potrei provare a descrivere a parole la bellezza ed intensità dell’esperienza fatta, ma il risultato sarebbe puramente “letterario” e comunque poco efficace. Le fotografie potrebbero aiutare certamente di più aggiungendo l’elemento visuale e un maggiore coinvolgimento personale. E’ proprio questo che andremo a fare ora, ciascuno a suo modo.
Ma anche questo non sarebbe di per se in grado di dare la sensazione completa dell’esperienza fatta e del suo valore personale. Passare del tempo con queste famiglie, con questi bambini, nelle loro case, nelle loro scuole ha dato a ciascuno di noi una ricchezza, un ritorno umano grandissimo.
Meglio ancora: diventare sponsor di uno dei bambini che al momento non hanno alcun supporto e quindi un futuro ancora incerto: dargli la possibilità di un futuro, di una istruzione:
questo è qualcosa che ciascuno di noi ha concretamente provato a suo tempo e di cui si sente ora veramente orgoglioso.

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Una immensa ricchezza interiore che va semplicemente provata e non descritta.
Qualche anno fa avrei definito queste mie parole “facile retorica”.
Oggi so che queste stesse parole sono semplicemente una profonda realtà.

 

 

 

 

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