20 anni e lo stesso luogo

20 anni fa, Ntarama.
Quando si trattò di decidere in preda alla paura, non ebbero alcun dubbio e tutti si raccolsero correndo nella chiesa. Si sa, a prescindere dal credo di ciascuno e dalla durezza della guerra, la chiesa è un luogo a tutti sacro e nessuno commetterebbe violenza di sorta al suo interno, nessuno, neppure il peggiore dei nemici. A gruppi, in preda alla paura, raggiunsero la chiesa, si ammassarono all’interno, si strinsero gli uni agli altri ed iniziarono a cantare e pregare. Un punto in una radura all’interno del bosco. Una chiesa, migliaia di fedeli all’interno, grandi e piccoli, cercando di sfuggire ad un destino che li stava braccando con il gigno e la rabbia di quel male che di volta in volta acquista il volto e la voce di altri uomini.
Quel giorno, quegli altri uomini erano un altro gruppo etnico. Arrivarono con la baldanza e la bestialità di chi ha deciso per la morte. Ed ha pianificato industrialmente tutte le operazioni necessarie, in tutto il paese. Quel giorno non ci fu pietà per alcuno dei rifugiati. Ammassati in chiesa, fu incredibilmente facile trasformare quella chiesa in una immensa tomba.