Rwanda


Il viaggio in Ruanda, nel Marzo 2014,  è stato organizzato con il supporto logistico di Compassion Italia e Svizzera.

Lo scopo quello di avere del materiale fotografico e testuale (in particolare interviste ai sopravvissuti al genocidio del 1994) con il quale poter raccogliere fondi e contribuire quindi all’attività di Compassion Ruanda in favore dell’infanzia e per la ricostruzione del paese. Io ero semplicemente uno dei 6 che si è trovato a collaborare per questo progetto, completamente a nostro carico. Personalmente non avevo idea di quale potesse essere la situazione del paese.

A prescindere dalla conoscenza degli eventi che comunque avevo da tempo, non mi era affatto chiaro come i 20 anni passati dal genocidio avessero potuto assorbire il disastro del 94. Nè le informazioni in rete potevano darmi un’idea chiara della situazione stessa. Di certo quello che nessuno di noi voleva era andare di nuovo a cercare solo ed esclusivamente la sofferenza, il dolore, il dramma: non solo non eravamo semplicemente in grado di farlo (per parlare di storia e di eventi del genere non basta qualche giorno e una conoscenza comunque generica), ma volutamente non lo avremmo cercato. La nostra idea era quella di vedere ed assistere anche solo marginalmente a quelle per noi piccolissime tracce di rinascita, di stabilizzazione, di prospettiva di futuro per questa comunità. Il passato e i suoi drammi sarebbero venuti piuttosto dal’incontro e dai ricordi delle persone che a quesi terribili giorni erano scampati, se e soltanto se queste persone avrebbero voluto condividere con noi questi ricordi. Mi sono trovato quindi a camminare per strade in cui sentivo il peso della storia recente e nello stesso tempo tutto questo sembrava lontanissimo e completamente assente. I colori della stagione delle pioggia appena iniziata rendevano quesi luoghi una sorta di paradiso fotografico. I lineamenti eleganti degli abitanti, il loro aspetto tranquillo, cortese in ognuno degli incontri che abbiamo avuto, rendevano difficilissimo pensare che solo 20 anni fa questo fosse invece un inferno.

Si visitavano le scuole, si parlava con dei bambini bellissimi e vivaci, si discuteva con i maestri e i mebri dello staff di Compassion. Tutto era in sintonia, tutto sembrava essere al suo posto e ragionevolmente funzionante. Ma appena fuori dalla scuola, dall’altro lato della strada c’era un santuario, una chiesa in cui in migliaia furono assassinati.
E questo praticamente ovunque, in città come in campagna. Il fiume che scorreva lento in mezzo al verde del paesaggio appagava gli occhi e dava un senso di pace. E non potevi capacitarti di come quel fiume fosse pieno di cadaveri e le sue acque fossero rimaste per giorni di colore rosso.

Non potevo fare a meno di pensare che moltissimi di quei bambini che salutavo e che mi davano la mano, alcuni timidi, altri eccitati, sarebbero stati uccisi se si fossero trovati lì 20 anni prima.

Ed allora, ancora più di quanto inizialmente mi ero e ci eravamo prefissi, i colori di questa terra, i lineamenti gentili, gli occhi neri e acquosi di questi bambini, i gesti e le quotidiane attività di ognuno di questi uomini e ragazzi davano il senso della rinascita. Una sorta di inno alla vita nel quale mi sono voluto immergere, certamente con ingenuità, ma anche con grandissimo, almeno credo, rispetto per tutti coloro che ci hanno aperto le porte delle loro case ed hanno parlato con noi della loro vita. Le mie sensazioni quindi. Imprecise, incerte, non lineari, in parte inquinate dalla bellezza del luogo e dalla gioia di esserci. Ma anche questo fa parte di me, ed anche questo è il passo necessario, per quanto mi riguarda, perchè un’esperienza si consolidi e diventi parte di me.

La storia è lontana, il gusto della luce della vita è quello che si respira oggi.


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Gli appunti e note di viaggio si trovano nei post qui sotto:

RUANDA, PREMESSA DI UN VIAGGIO 

RUANDA, DAY 1

RUANDA, DAY 2

NTARAMA

COLORS OF LIFE, COLORS OF DEATH

20 ANNI E LO STESSO LUOGO

THOSE SILENT MAKERS

SHY

SLIDING DOORS, UNA STORIA RUANDESE