Ruanda, day 2

20 anni fa le forze ONU erano una presenza reale seppure molto limitata lungo queste strade. Il generale Romeo Dallaire cercava da Kigali di fermare il disastro che da lì a poco si sarebbe abbattutto su tutto il paese. La comunità internazionale assisteva distratta a quanto stava montando senza avere la forza o l’interesse di intervenire.

20 anni e un milione circa di morti dopo, le strade di Kigali hanno la bellezza e il caos cromatico che ti aspetteresti da un paese dell’Africa. Si stendono queste strade a percorrere le mille colline su cui la città si dispiega. Il pulmino con il quale ci spostiamo arranca sulle strade acciottolate della parte vecchia immerso nel traffico dell’ora di punta. Almeno per oggi questo è il solo nostro modo per avere un primo assaggio della capitale: ci è stato chiesto di non uscire in strada da soli e quindi ci limitiamo ad un apporccio più distaccato e tranquillo.

I colori, come ci si aspetterebbe, sono di una incredibile bellezza, quasi un rinnovato inno alla vita. Se questo è vero in generale per i paesi africani qui in Ruanda assume una valenza ben maggiore. E’ una sorta di palcoscenico quello che si presenta ai nostri occhi mentre il mezzo percorre lentamente le vie secondarie, si ferma ai semafori, si immerge di nuovo nel traffico delle vie principali. Di tanto in tanto, in mezzo a frammenti apparentemente confusi di luci, ombre, colori, riesci a colgliere attimi e spazi di immagine che cerchi di fermare in qualche modo.
La storia è lontana, il gusto della luce della vita è quello che si respira oggi.

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